Sostenibilità Ambientale: Buone Pratiche Di Vita Quotidiana

Sostenibilità Ambientale: Buone Pratiche Di Vita Quotidiana

Lo sapevi che le tecnologie digitali che utilizziamo tutti i giorni, contribuiscono alle emissioni globali di CO2e per il 3,7%?

Una percentuale in crescita, che si stima raggiungerà il 14% nel 2040; in questi dati ci siamo noi e il nostro modo di stare sui social, in video conferenza, nell’utilizzo di video e immagini, ma anche nel bisogno di cambiare continuamente smartphone.

E questo solo per quanto riguarda il mondo digitale, nel quale l’immersione quotidiana è pressoché totale ma anche un pochino inconsapevole; così, ho pensato di buttare giù due righe per fare chiarezza, darti qualche dritta e fare una riflessione collettiva su una questione che riguarda chiunque, perché l’ambiente è l’unico posto dove possiamo vivere, preservarlo dipende da noi.

Cosa si intende per sostenibilità?

Il termine deriva dalla parola sostenibile, riconducibile a qualcosa da proteggere e difendere; nel caso dell’ambiente, si riferisce all’insieme delle pratiche in atto per sostenere il consumo di risorse naturali in un tempo indefinito.

Quando queste risorse iniziano a scarseggiare o quando lo sfruttamento delle medesime modifica gli equilibri naturali, vuol dire che la sostenibilità viene a mancare ed è necessario costruire nuovi modelli di utilizzo.

Noi abbiamo ampiamente superato ogni livello di sostenibilità ambientale, per questo adesso dobbiamo impegnarci singolarmente a pesare meno sul nostro povero pianeta, ormai in affanno.

Quali sono gli elementi della sostenibilità ambientale?

Quando si parla di sostenibilità ambientale bisogna far riferimento a un concetto più ampio, che comprende tre elementi:

  • Economia
  • Uguaglianza
  • Ambiente

Una società è sostenibile nel momento in cui questi tre aspetti sono armonici, obiettivo ancora molto lontano per la nostra società mondiale, che sembra aver smarrito il senso degli equilibri; per valutarle tutte ci vorrebbe un saggio più che un articolo, per questo voglio concentrarmi sull’ambiente e darti qualche info che possa tornare utile nella vita di tutti i giorni.

E voglio partire dalla cosa più semplice che chiunque di noi maneggia quotidianamente: la bottiglia di plastica.

Anche tu la schiacci, in modo che si accartocci su sé stessa?

Se lo fai, sappi che è sbagliato, la bottiglia va schiacciata orizzontalmente, come indicato nel video:

Ma questo non è l’unico errore che si commette in materia di smaltimento rifiuti, vediamone altri:

  • Gli scontrini fiscali nella raccolta della carta: è sbagliato perché è carta termica, quindi non riciclabile – vanno inseriti nell’indifferenziata;
  • Il cartone della pizza sporco nella raccolta della carta: va bene solo se è pulito, quando invece è sporco di residui di cibo va inserito nell’umido o nell’indifferenziata. Nella carta va inserita solo carta o cartone puliti.
  • Gli oli vegetali esausti nell’organico: è sbagliato perché l’olio vegetale esausto è tossico – va raccolto in un contenitore e portato nel centro di raccolta, dove può essere smaltito senza inquinare terreno e falde acquifere;
  • Le lampadine esaurite nella raccolta del vetro: è sbagliato perché sono inquinanti e vanno portate al centro di raccolta – puoi buttarle nell’indifferenziata solo se sono a incandescenza;
  • I contenitori in Tetra Pak nell’indifferenziata: è sbagliato, perché le parti che compongono questo materiale sono tutte riciclabili e di solito si conferiscono nella carta, rimuovendo le parti di plastica – poi è sempre bene verificare la regola vigente nel proprio comune, perché da comune a comune potrebbe variare;
  • I gusci di cozze e vongole nell’umido: è sbagliato perché sono composti da carbonato di calcio quindi non biodegradabili – vanno inseriti nell’indifferenziata.

Dopo alcuni anni di esercizio alla raccolta differenziata pensiamo di aver capito come funziona, in realtà dovremmo informarci periodicamente, per scoprire se è cambiato qualcosa e se stiamo ancora facendo tutto correttamente.

La sostenibilità digitale

E sì, anche il nostro vivere digitale inquina ed è l’aspetto del quale siamo meno consapevoli, perché non è tangibile e se ne parla poco, ma se le infrastrutture digitali fossero uno Stato, sarebbe uno fra i più grandi consumatori di energia al mondo: impressionante, eh?

Guardare per 10 minuti un video ad alta definizione in streaming equivale, come impatto energetico, a utilizzare un forno elettrico da 2.000 W a piena potenza per 3 minuti, con la differenza che quando utilizziamo il forno facciamo attenzione ai consumi che poi troveremo espressi nella bolletta della luce, mentre se guardiamo un video dallo smartphone non ci sfiora il pensiero del consumo di Co2e, perché non veniamo in contatto con quel dato, a verifica di un consumo.

Quel traffico si svolge nel Cloud, che non è propriamente una nuvola, come noi la immaginiamo, ma un insieme di infrastrutture complesse.

È un sistema globale dove ci depositiamo roba e ne recuperiamo altra, in continuazione, ma non è un luogo senza peso e sperduto fatto di vapore e onde radio dove tutto funziona magicamente. È una infrastruttura fisica allocata altrove, composta da fibre ottiche, routers, satelliti, cavi sul fondo dell’oceano, sterminati centri di elaborazione pieni di computer, che necessita di colossali quantità di energia e sistemi di raffreddamento. Questi consumi non sono né noti né visibili dall’utente finale, che paga invece agli operatori telefonici i Gigabyte di traffico, e ai fornitori di contenuti, l’abbonamento o l’acquisto di film, serie TV, etc.

Fonte: Milena Gabanelli – Corriere della sera

Ti faccio un esempio: conosci la criptovaluta?

Pensa che l’energia necessaria alla produzione di un solo Bitcoin equivale a quella utilizzata in due anni da una famiglia americana media.

Potrebbe sembrare una strada senza uscita, in realtà i possessori delle infrastrutture, i grandi big tech, stanno cercando di diventare sostenibili, ognuno con i propri tempi, vediamo con quali percentuali:

  • Apple negli Usa utilizza energia pulita per l’83%;
  • Facebook per il 67%;
  • Google il 56%
  • Microsoft il 32%;
  • Adobe 23%;
  • Oracle 8%.

Di Amazon si conosce poco, inoltre l’azienda sta allargando le proprie attività in aree geografiche in cui sono utilizzate prevalentemente energie sporche, che dichiara di bilanciare comprando crediti di compensazione. La stessa cosa fa Netflix, che si appoggia su Cloud Amazon.

Fonte: Milena Gabanelli – Corriere della sera

Buone pratiche digitali

 

sostenibilita digitale

Quello che possiamo fare noi è abbastanza semplice e può contribuire a ridurre l’impatto ambientale e contribuire attivamente alla sostenibilità:

  • Evitare un uso compulsivo di video e immagini;
  • Cancellare le app inutili che si aggiornano continuamente;
  • Evitare di cambiare spesso lo smartphone, prediligendo i dispositivi rigenerati.

Questo pianeta è l’unico posto dove possiamo vivere noi umani ed è nostra responsabilità curarlo per evitare che si ammali, ormai è diventata una scelta personale che ognuno e ognuna di noi deve fare.

Il centro Eurosia già dal 2015 si è dotato di un sistema di certificazione che permette di misurare il grado di sostenibilità dell’edificio e del processo di progettazione, realizzazione e gestione rispetto a standard internazionali a monitoraggio di:

  • Health & Wellbeing: gestione, monitoraggio e miglioramento del comfort e del benessere degli occupanti dell’asset, dei visitatori ed altri utilizzatori.
  • Energy: gestione e monitoraggio dei consumi energetici e promozione dell’uso di impianti e tecnologie in grado di supportare l’uso e la gestione sostenibile dell’energia nell’ambito dell’immobile.
  • Water: gestione e monitoraggio dei consumi idrici nella operatività dell’immobile e dell’intero sito su cui insiste per favorire un consumo idrico sostenibile.
  • Materials: gestione e monitoraggio dell’impatto ambientale degli acquisti; identificazione dei rischi che l’immobile stesso e i suoi occupanti possono correre in riferimento alla sicurezza, all’incendio e altri eventi naturali.
  • Land Use & Ecology: gestione e monitoraggio dell’impatto che le attività svolte nell’immobile hanno sull’ambiente locale e promozione dell’uso sostenibile dei terreni, la protezione o la creazione ex novo di aree di habitat per flora e fauna.
  • Pollution: prevenzione, gestione, monitoraggio e controllo dell’inquinamento associato alla posizione e all’operatività dell’immobile.
  • Transport: implementazione e riconoscimento di politiche che registrino l’impatto collegato ai sistemi di trasporto, alla prossimità o meno a infrastrutture per il tempo libero, e potenziamento della possibilità per gli utilizzatori dell’immobile di utilizzare mezzi alternativi di trasporto.
  • Waste: promozione e riconoscimento di politiche e sistemi che portino alla riduzione della produzione di rifiuti, ed al contempo aumentino i livelli raggiunti in termini di separazione e riciclaggio degli stessi.
  • Management: promozione dell’adozione di pratiche di gestione sostenibili relative a attività operative tipicamente ospitate nell’edificio, per assicurare che vengano stabiliti, monitorati ed aggiornati regolarmente ambiziosi obiettivi di sostenibilità.

È un impegno economico e di personale dedicato, ma ne vale la pena e in qualità di consumatori, possiamo scegliere di acquistare da aziende che questo impegno hanno deciso di portarlo avanti con coraggio e responsabilità.