Li chiamiamo device, sono sempre con noi come una seconda pelle, della quale non possiamo più fare a meno, sono gioie ma anche qualche dolore se non usati bene.
Ma cosa significa device? Con questo termine identifichiamo tutti quei dispositivi elettronici usabili in modalità mobile, quindi, tra i più comuni troviamo:
- cellulari;
- palmari;
- smartphone:
- tablet;
- notebook;
- lettori MP3;
- ricevitori GPS.
Alcuni di questi dispositivi si somigliano ma fanno cose diverse, tipo smartphone e tablet; entrambi hanno la possibilità di effettuare chiamate, navigare in internet e contenere applicazioni, ma in realtà il tablet, essendo una via di mezzo tra un laptop (computer portatile) e uno smartphone, è utile per produrre documenti quando non si è in ufficio, partecipare a call su zoom, oppure leggere ebook.
In questi ultimi anni abbiamo assistito a una continua evoluzione di questi strumenti cha ha contribuito a modificare sostanzialmente le nostre abitudini di vita e di acquisto.
Una delle modificazioni più significative alle nostre abitudini di acquisto la viviamo con l’e-commerce, la possibilità di fare shopping online, direttamente dai nostri smartphone, che se da una parte ha semplificato le nostre vite, dall’altra ci fa correre il rischio di farci prendere la mano dagli acquisti e comprare anche ciò che realmente non serve.
Modalità di comunicazione
Uno studio condotto da The App Date rivela che la percentuale delle persone che preferiscono un’app di messaggistica all’utilizzo della chiamata vocale tradizionale è salita al 96%; le persone preferiscono scrivere, piuttosto che parlarsi a voce, oppure comunicare attraverso immagini, emoticon, note vocali e meme.
Fa tutto parte di questa straordinaria evoluzione che non dovrebbe però far dimenticare l’importanza di stabilire anche rapporti diretti con le persone attraverso il dialogo; il rischio dell’utilizzo esclusivo delle app di messaggistica è quello di abituarsi a costruire relazioni intermediate, nelle quali si comunica esclusivamente attraverso un terzo elemento (tra le due persone) che in questo caso è l’app che ci consente di inviare messaggi.
Capita anche troppo spesso di ascoltare racconti di storie d’amore che finiscono con un testo scritto, lasciando un vuoto ancora più grande in chi quel messaggio lo riceve.
Accade tra familiari e amici (o amiche) di discutere via chat, senza comprendersi davvero e creando delle fratture nei legami, poi difficili da sanare.
Bisognerebbe imparare a bilanciare l’utilizzo dei messaggi e comprendere quando è meglio interagire direttamente con le persone, per non rischiare fraintendimenti.
Vale per l’ambito personale come per quello lavorativo, nel quale le chat si moltiplicano, con messaggi di testo ma sempre di più con l’utilizzo delle note vocali, che vanno dietro a quella velocità che scandisce le giornate di tutti noi.
I rischi per i più giovani
Non è quasi mai tutto oro quel che luccica e anche l’evoluzione delle tecnologie digitali, per quanto utile e coinvolgente, nasconde insidie per adulti e bambini.
Lo sapevi che dai 3 ai 6 anni i bambini non dovrebbero stare davanti agli schermi più di trenta minuti?
Sotto i tre anni non dovrebbero proprio avere contatto con gli schermi, mentre gli adulti non dovrebbero passarci più di sette ore consecutive.
Difficile rispettare queste regole, soprattutto dopo la relazione ancora più stretta con il digitale, creata a seguito dei vari lockdown imposti durante la pandemia; i rischi per i più giovani però sono consistenti, si parla di dipendenza da smartphone.
Si tratta di una dipendenza di tipo comportamentale, fatta quindi da gesti, pensieri ed espressioni che vengono ripetuti costantemente all’interno di uno schema predefinito, dato dall’utilizzo sistematico dei dispositivi digitali.
I segnali di un abuso dell’utilizzo dei device sono abbastanza chiari:
- depressione e scatti di nervosismo;
- disinteresse per altre attività;
- agitazione.
Da un uso prolungato emergono poi alcune fobie che rischiano di condizionare pesantemente la vita di chi le subisce:
- Nomo fobia: la paura di non essere cercati né visti se non si è in linea.
- FOMO: indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone in rete, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti.
- La paura di perdere lo smartphone, alla quale nessuno ha ancora trovato un nome.
Per ogni fascia d’età i rischi sono diversificati: per bambini e ragazzi la troppa esposizione allo schermo può spingere all’isolamento, mentre negli adulti il restare connessi oltre le sette ore al giorno, porta ad un sovraccarico cognitivo che può indurre anche qui a forme di isolamento oppure a una scarsa ricettività nel contesto relazionale fisico.
Negli anziani invece stare troppo tempo connessi comporta il rischio di incappare in notizie fake o truffe on line, senza rendersene conto.
Se pensiamo poi che nel 2019 il tempo di permanenza in rete era calato, rintracciamo qualche danno collaterale fatto da questa pandemia.
Un buon antidoto che i genitori possono offrire ai figli, nel momento in cui emergono i primi sintomi di dipendenza, è creare delle situazioni nelle quali coinvolgere bambini e ragazzi nella manualità, seguendo le loro peculiarità.
Dai lavori con il legno, alla pittura, al movimento fisico, quindi attività sportive o artistiche come la danza o il ballo, possono appassionare i più giovani aiutandoli a separarsi dai device, per dare spazio ad altri interessi.
E se non basta, meglio rivolgersi al medico e affrontare il problema prima che degeneri.
Dispositivi digitali e salute
Oltre alla dipendenza psicologica, l’utilizzo prolungato dei device digitali, può creare anche fastidi fisici:
- Insonnia: l’uso di un device prima di dormire riduce la durata totale del sonno di ben 6 ore e mezzo durante la settimana scolastica. E questo vale anche per gli adulti.
- Apprendimento: l’uso eccessivo di smartphone, può determinare un approccio superficiale all’approfondimento, una minore concentrazione e una maggiore tendenza alla distrazione, andando a incidere sui risultati scolastici
- Disattenzione: un’iperattività concentrata sugli smartphone è associata a una maggiore distrazione cognitiva e disattenzione, per esempio alla guida di un’auto, mettendo a rischio la vita delle persone.
- Bruciore e secchezza degli occhi: l’uso continuo dello smartphone può causare il disturbo di secchezza oculare. La persona può avvertire una sensazione di corpo estraneo nell’occhio e/o bruciore, come quando si seccano gli occhi.
- Dolori articolari: l’uso eccessivo dello smartphone può provocare dolori articolari e muscolari. Alcuni studi internazionali hanno evidenziato che il 70% degli adolescenti manifesta dolore al collo, il 65% alla spalla e dolore al polso e alle dita nel 46% dei casi.
E chi non ha provato almeno una volta questi sintomi alzi la mano, adulto o ragazzo che sia; la verità è che in primis gli adulti dovrebbero trovare un migliore equilibrio con i device, in modo da essere d’esempio per i più giovani.
Il digitale racchiude in sé enormi possibilità che vanno colte, come l’interazione tra persone di valore, l’approfondimento, la possibilità di fare rete anche a distanza, costruendo comunità all’interno delle quali trovare armonia, supporto e attenzione.
Si può iniziare da piccole cose, come darsi un orario serale, tipo alle 19.00, nel quale abbandonare i device per dedicarsi ad altro e non toccarli più sino al giorno successivo.
Ma anche decidere di dialogare di più, utilizzare il tempo libero per escursioni nella natura o visite a musei e teatri.
Se il digitale, con i suoi dispositivi, sarà un’occasione o una sciagura dipende da ognuno di noi. È una scelta.