Riconfermato anche per il 2022, il bonus animali domestici, che quest’anno passa da 500 a 550 euro. La manovra va incontro ai tanti italiani, che durante il periodo del lockdown hanno deciso di adottare un animale domestico. Una decisione dettata dalla necessità di alleviare la solitudine o per fare compagnia ai bambini. Oltre alle detrazioni previste sulle spese veterinarie, nella Legge di Bilancio è incluso anche uno sconto dell’Iva sugli alimenti per i nostri amici a quattro zampe.
Il bonus animali domestici 2022 vuole inoltre incentivare iniziative più ampie e generali, dedicate per lo più alla salvaguardia degli animali abbandonati e ai randagi.
I DETTAGLI DELLA DETRAZIONE
La misura ha preso piede fino dall’inizio della pandemia, per sostenere dal punto di vista economico gli italiani, che hanno in casa un piccolo amico a quattro zampe. I dati del Censis in effetti parlano chiaro: oggi nelle case degli italiani ci sono 32 milioni di animali domestici, così distribuiti: 12,9 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi (criceti e conigli), 1,6 milioni di pesci, 1,3 milioni di rettili.
Numeri da primato in Europa, dove l’Italia si posiziona al secondo posto tra i Paesi a maggior numero di animali domestici, dietro solo all’Ungheria. Così, grazie al nuovo bonus animali domestici, quest’anno si può usufruire di una detrazione fiscale sull’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) pari al 19%, da applicare a:
- visite specialistiche;
- interventi chirurgici;
- esami in laboratorio;
- spese farmaceutiche
Spese non di poco conto. Spesso e volentieri si raggiungono infatti cifre importanti per preservare la salute dei nostri amici a quattro zampe. Attenzione però, perché proprio per sua natura, lo sgravio deve essere tracciabile. Va da sé che per poterne usufruire, diventa essenziale che i pagamenti dal veterinario o in farmacia siano effettuati esclusivamente tramite bonifico bancario/postale, oppure tramite carte di credito o di debito.
Sono messe al bando quindi le transazioni in contanti, che non risulterebbero valide ai fini della detrazione. È necessario inoltre tenere sempre le ricevute fiscali delle spese effettuate. Per calcolare l’importo esatto dello sgravio, bisogna invece detrarre la franchigia dall’importo speso. Solo successivamente si può applicare il 19% di detrazione, calcolando così l’importo netto.
COME RICHIEDERE IL BONUS?
Attenzione perché, anche se si possiedono più amici a quattro zampe, la domanda del bonus animali domestici può essere inoltrata una sola volta. Dato che non è prevista alcuna limitazione ISE, indipendentemente dal reddito familiare, per richiederla basta essere cittadini residenti in Italia e dimostrare di essere legalmente i proprietari dell’animale. Nel caso dei cani è necessario presentare quindi l’iscrizione all’Anagrafe canina e i documenti relativi al microchip.
Laddove invece non c’è alcun obbligo di microchip, come per i gatti, le soluzioni sono due: bisogna presentare il documento relativo all’acquisto dell’animale, oppure mostrare appunto i dati del microchip. La richiesta del bonus può essere fatta compilando l’apposito modulo sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
UNA MISURA CONTRO IL RANDAGISMO
Due milioni di euro circa della manovra sono inoltre stati stanziati a favore di misure per contrastare il randagismo, soprattutto nelle Regioni del Sud Italia, dove il problema è molto sentito. In particolare la misura è dedicata a Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, dove il fenomeno è ancora troppo presente. Inoltre, i contributi servono a chiudere definitivamente i centri dove si allevano animali a scopo di lucro, come i visoni.
L’ex Ministra Brambilla a tal proposito ha sottolineato che: “Chiudere questi centri è non solo etico, ma anche un atto responsabile dal punto di vista sanitario”. Il motivo? I visoni possono contrarre il Covid e il virus al loro interno può subire mutazioni, che rischiano di diventare pericolose per l’uomo.
Infine, il bonus animali domestici va a finanziare il fondo per la fauna selvatica a tutela di animali, quali i cinghiali e gli orsi, che spesso vengono abbattuti ingiustamente o a scopo di caccia. L’iniziativa tocca anche le associazioni e gli enti, che si occupano di animali selvatici, al fine di ridare dignità e valore a tutti i randagi che sono senza padrone.
UN DATO SUL QUALE RIFLETTERE
La domanda sorge spontanea. Che ne sarà nei prossimi anni dei nostri amici a quattro zampe, quando ci lasceremo alle spalle la pandemia? L’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) sostiene che:
“A causa delle misure di distanziamento dettate dalle norme anti-contagio, gli italiani hanno creato una specie di bolla affettiva di corto raggio e hanno costruito intorno alla casa il raggio d’azione della loro vita. Un fenomeno però che rischia di andare oltre il termine della pandemia”.
Lo spazio domestico, si legge nel rapporto, è diventato il luogo in cui ci si sentiamo maggiormente a nostro agio, lontano dai rischi di una eccessiva esposizione in mezzo alla gente. La casa è diventata quindi l’unico ambiente conosciuto e sicuro, nel quale ci si sente protetti anche dal punto di vista emotivo.
UNA BOLLA RASSICURANTE ANCHE PER I NOSTRI PET
E i dati infatti danno ragione all’Anmvi: nel 2021 – rispetto al 2019 – il 45% degli italiani ha ridotto la spesa destinata a intrattenimento e spettacoli (discoteche, cinema, musei, teatro); il 26% ha invitato più spesso amici a casa, 32% si sono dedicati al fai da te. In questa bolla rassicurante, secondo l’analisi dell’osservatorio, si alimenta il rapporto con gli animali da compagnia.
Il risultato? Che 3,5 milioni di italiani durante il lockdown o dopo hanno acquistato un animale, mentre altri 4,3 milioni pensano di farlo prossimamente. In buona sostanza il virus ha cambiato il comportamento degli individui, ma anche il loro atteggiamento nei confronti degli animali domestici.